Svezzamento

Lo svezzamento indica l’aggiunta graduale di alimenti solidi e semisolidi alla dieta del bambino, questo viene fatto perché a un certo punto il solo latte materno o il latte di formula non è sufficiente a garantire una crescita adeguata al bambino. 

Per l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’introduzione di alimenti complementari al latte non dovrebbe avvenire prima del sesto mese compiuto, e sulla stessa linea si pongono varie società e agenzie internazionali. Il range ideale per l’inizio dello svezzamento quindi è intorno ai 4-6 mesi, ma dipende anche da quando il bambino è pronto. Infatti, ci sono alcuni comportamenti che indicano che il bimbo è pronto a ricevere alimenti diversi dal latte, come la perdita del riflesso della suzione, l’acquisizione della masticazione e un aumento della curiosità nei confronti del cibo. 

Esistono principalmente due diversi macro-approcci che si possono adottare: l’approccio tradizionale o l’alimentazione complementare a richiesta. Indipendentemente dal tipo di svezzamento è importante che il bambino abbia raggiunto i 6 mesi di vita; che sia in grado di stare seduto da solo per prevenire il rischio di soffocamento; che abbia perso il riflesso di estrusione (un riflesso innato nel quale si osserva l’estrusione della lingua al contatto di qualsiasi cibo diverso dal latte) e che mostri interesse per il cibo.

L’approccio tradizionale prevede un inserimento graduale degli alimenti. A 5-6 mesi si inizia ad inserire verdura, cereali, olio d’oliva, carne, parmigiano e alcuni tipi di frutta tra cui pera, mela e banana. Intorno ai 7 mesi vengono aggiunti yogurt, formaggi freschi, prosciutto crudo o cotto. Dagli 8 mesi in poi, si inseriscono pesce, legumi, tuorlo d’uovo e la frutta di stagione. Il nono mese si inseriscono gli agrumi e dai 12 mesi si introducono l’uovo intero, il pomodoro, il latte vaccino, lo zucchero e il sale con moderazione. Inoltre, fino al primo anno di vita non si aggiungono mai sale e zucchero perché c’è il rischio di alterazione dei gusti del bambino. Gli alimenti inoltre devono essere omogeneizzati o messi nel brodino per poter essere accessibili al bambino.

L’alimentazione complementare a richiesta si chiama così perché è un’alimentazione che si aggiunge al latte materno e non toglie il cosiddetto “vezzo” del latte, ma implica che l’input venga dal bambino, il quale mostrando interesse per il cibo decide cosa mangiare. 
È stato dimostrato che i bambini sono in grado di autoregolarsi. Inoltre da diversi studi si è visto che questo tipo di svezzamento non determina carenze nutrizionali e ha il vantaggio di portare a una riduzione del rifiuto del cibo e a migliori abitudini alimentari nella vita futura del bambino.
La difficoltà nell’attuare questa scelta è data dal fatto che gli alimenti che sceglie il bambino devono essere quelli che mangiano i genitori, dunque, è fondamentale che anche loro seguano un’alimentazione adeguata e salutare.
Se lo svezzamento avviene troppo precocemente, il bambino è più incline a sviluppare infezioni dell’orecchio e delle vie respiratorie superiori; possono manifestarsi più facilmente diarrea e gastroenteriti; raddoppia il rischio di obesità all’età di 3 anni; è più frequente che il bambino incorra in rischio di soffocamento per il passaggio del cibo solido nelle vie aeree e si possono presentare disturbi del sonno. Inoltre prima dei 6 mesi il rene è non in grado di sopportare un carico osmolare maggiore, cioè quello che proviene da alimenti nutrizionalmente più densi, e può pertanto affaticarsi inutilmente.